Giovedì 12 dicembre 2024

Come rispondere agli appelli dell'Ucraina alla Russia?

Per diverse settimane, anche prima dell'episodio di Navi ucraine abbordarono manu militari da parte della marina russanello stretto di Kersh, le autorità ucraine continuano a mettere in guardia dal notevole rafforzamento delle forze russe schierate al suo confine, come nel Mar d'Azov, sollevando timori di un intervento militarevolto a garantire la continuità territoriale tra Russia, Donbass e Crimea.

Tra gli argomenti avanzati dagli ucraini c'è la recente costituzione dell'A nuova divisione corazzataforte di due reggimenti di carri armati e due reggimenti di fanteria meccanizzata, posizionato sul confine ucraino nel nord del Donbass, e presentante le caratteristiche di una forte preparazione operativa. D'altro canto, concentrazioni anomale di veicoli blindati, in particolare Serbatoi T62 e T64 modernizzati, impiegati anche massicciamente dai separatisti del Donbass, sono stati avvistati dalle immagini satellitari. Dal punto di vista navale, la flotta del Mar Nero era visibilmente priorità in termini di equipaggiamento navale, dopo aver ricevuto questa una nuova fregata leggera della classe Grigorovitch, nuove motovedette armate e un nuovo sottomarino della classe Kilo. Nel 2019 l'impegno verrà mantenuto, con la consegna di 12 nuovi edifici, 6 navi da combattimento e 6 navi di supporto a questa flotta. Si noti che anche le pattuglie armate erano temporaneamente presenti trasferito dalla flotta del Caspio, a quella del Mar Nero, e posizionata nel Mar d'Azov.

D’altro canto, le forze russe hanno rafforzato in modo molto significativo le capacità di difesa dispiegate in Crimea, con la messa in servizio di a nuovo reggimento S-400, batterie costiere e il rinforzo dei mezzi aerei permanentemente schierati sulla penisola, in particolare un reggimento Su30 e uno Su24.

Inoltre, le autorità ucraine temono che il significativo indebolimento dei governi europei, tra la crisi dei gilet gialli in Francia, le difficoltà della Brexit in Gran Bretagna e l’indebolimento della cancelliera tedesca, così come le congetture sulla collusione tra il presidente Trump e la Russia, non incoraggia la Russia ad agire alla vigilia dell’inverno, sapendo che molti paesi europei, tra cui l’Ucraina, rimangono particolarmente dipendenti dal gas russo durante questo periodo.

Infine, alcuni analisti hanno sottolineato che il calo significativo della popolarità del presidente Putin, ai livelli più bassi dall'inizio dell'intervento in Ucraina, legato all'impopolare riforma delle pensioni, non incoraggia il presidente russo a mobilitare il Paese attraverso un intervento militare simbolico.

Anche se questi argomenti hanno indubbiamente peso, non possiamo escludere nemmeno la vicinanza delle elezioni presidenziali in Ucraina. Poiché il presidente uscente Poroshenko non gode di favoriti vista la sua elevata impopolarità, non può essere esclusa la tesi di una manipolazione dell'informazione finalizzata a far precipitare gli eventi, rimobilitare il Paese ed eventualmente rinviare le elezioni, anche se difficilmente le elezioni ucraine porteranno al potere un governo favorevole alle posizioni russe.

Resta il fatto che esiste, in Europa come negli Stati Uniti, la paura di vedere l’Ucraina forzare la mano ai suoi alleatiaffrontare la Russia, sollevando un rischio imminente di conflitto o addirittura provocandolo. Tuttavia, questa teoria è molto improbabile. Finora, infatti, il sostegno occidentale alla causa ucraina è sempre stato molto inferiore alle aspettative delle autorità ucraine, e la maggioranza degli ucraini, sebbene inizialmente molto favorevole all’Unione Europea, ora ritiene che dall’Occidente non arriverà alcun aiuto significativo. in caso di conflitto con la Russia. Questo è anche il motivo per cui dal 2014 il Paese ha compiuto sforzi considerevoli per rafforzare la propria potenza militare, e l’esercito ucraino alla fine del 2018 non ha più molto in comune con quello che inizialmente dovette ritirarsi nel Donbass. Detto questo, anche da parte russa i progressi sono stati molto significativi, tanto che l’equilibrio di potere resta, oggi, molto a favore di quest’ultima.

La posizione delle capitali europee, in particolare Francia e Germania, è incentrata sull’applicazione degli accordi di Minsk II e sulla speranza che le sanzioni economiche imposte alla Russia siano sufficienti a vincolare il paese, non è più legata alla realtà. Infatti, se l’Europa vuole evitare che scoppi un grande conflitto sul suolo europeo, dovrà cambiare strategia, e in fretta.

Tra le opzioni europee, lo spiegamento di una forza di interposizione sotto il comando europeo (e non la NATO), sembra di gran lunga quella più idonea a congelare la situazione e prevenire una conflagrazione catastrofica. Questa forza non solo impedirebbe alle forze belligeranti di entrare in contatto, ma limiterebbe la capacità di movimento delle truppe e delle attrezzature di entrambe le parti. 

In ogni caso, l’evoluzione della situazione in Ucraina dipenderà sicuramente dalle azioni, o dalla mancanza di azioni, degli europei. Non potremo trincerarci, come è avvenuto con la Bosnia o la Crimea, dietro l’argomento della sorpresa.

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