In termini di deterrenza, la Germania preferisce la protezione degli Stati Uniti a una partnership con la Francia
Il 7 febbraio 2020, nel corso di un discorso rivolto ai tirocinanti della Scuola di Guerra, il presidente francese Emmanuel Macron ha voluto aprire un'occasione di negoziato a livello europeo proponendo di avviare un dialogo con i partner europei che lo desiderano, per estendere la dottrina della deterrenza francese a questi partner. Sembrava ovvio che questa apertura fosse rivolta innanzitutto a Berlino, partner privilegiato della Francia nei progetti di difesa dall’arrivo di Emmanuel Macron all’Eliseo. Ma chiaramente le autorità tedesche hanno ambizioni completamente diverse...
Infatti, attraverso la voce del presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, Berlino ha risposto al presidente francese in modo molto diverso da quanto previsto. Quest'ultimo, in occasione della conferenza annuale sulla Sicurezza di Monaco, ha infatti ricordato che qualsiasi iniziativa europea non dovrebbe in alcun modo alterarsi il legame dissuasivo transatlantico, anche se era opportuno approfittare dell'offerta francese per approfondire il dibattito sul rafforzamento europeo. In altre parole, non c’è dubbio che le autorità tedesche facciano a meno della protezione americana, anche se ciò si accompagna agli eccessi di autorità a cui Washington è ormai abituata dall’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca. Secondo lui nessun Paese, nemmeno l'Unione Europea, potrà garantire a lungo la sicurezza della Germania. Il ministro delle Forze armate tedesche, Annegret Kramp-Karrenbauer, ha fatto lo stesso discorso, in modo molto esplicito, precisando che la Francia non propone di porre la deterrenza sotto il comando europeo.
Allo stesso tempo, Berlino ha fatto nuovamente annunci sfavorevoli a Parigi, indicando che è pronta a partecipare a un'iniziativa navale europea nel Golfo Persico, se la misura diventasse europea. Tuttavia, per il momento, si tratta di un’iniziativa francese, che riunisce diversi altri paesi, tra cui Danimarca e Paesi Bassi, con l’obiettivo di garantire il traffico commerciale in questa zona altamente tesa. Le autorità tedesche hanno anche indicato di essere favorevoli all'invio di mezzi di sorveglianza, e non di navi da guerra, per non apparire belligeranti. Queste dichiarazioni arrivano il giorno dopo l'approvazione condizionata del Bundestag per la continuazione della prima fase del programma SCAF, e che è stato accompagnato da forti misure precauzionali che potrebbero essere percepite come uno scivolamento delle riserve verso una vera e propria sfiducia nei confronti di Parigi.
In una settimana si registrano quindi tre annunci a dir poco sfavorevoli da parte del partner tedesco della Francia, con risvolti che invitano ad una maggiore cautela da parte di Parigi. Sembra infatti, a causa della logica sottesa a queste dichiarazioni, che Berlino miri soprattutto a conquistare un’ascesa globale sull’Europa in materia di Difesa. E per questo le autorità tedesche dovranno indebolire l'immagine della Francia sulla scena europea, così come la sua potenza tecnologica e militare. Perché se i tedeschi sono pronti ad accettare la supervisione americana, lo stesso ovviamente non può dirsi della supervisione francese, anche se limitata a questioni di deterrenza.
La domanda ora è come risponderà Parigi a questi annunci. Per il presidente Macron, il partenariato franco-tedesco è stato al centro del progetto Difesa durante la campagna presidenziale. Ma è chiaro che la visione presidenziale ora diverge dalle ambizioni tedesche, che sono molto più egemoniche. Sapendo che Berlino è consapevole che l’opinione pubblica francese non accetterà mai un trasferimento della deterrenza sotto il comando europeo, possiamo mettere in discussione le motivazioni tedesche per farne un’area di negoziazione.
Forse, si potrebbe pensare, si tratta di creare una narrazione internazionale sufficiente a giustificare una rottura con il trattato di non proliferazione, o una porta aperta a Washington per estendere ulteriormente la cooperazione in materia di deterrenza. Non dimentichiamo, a questo proposito, che molti esponenti della classe politica tedesca ritengono che anche Parigi dovrebbe rinunciare al suo seggio come membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nonostante l’incostituzionalità di questa esigenza.
Resta il fatto che gli attuali programmi franco-tedeschi, come lo SCAF e l’MGCS, si basano sull’intreccio delle basi di difesa industriale e tecnologica dei due paesi. Tuttavia, se l’industria tedesca non ha ancora la capacità sufficiente per rivendicare l’autonomia, questo non è il caso della Francia, che possiede tutte le competenze e il know-how per realizzare tutti i suoi programmi di difesa. Pertanto, per la Germania è possibile realizzare questi progetti, in tutto o in parte, senza perdere competenze industriali, anzi acquisendone di nuove, cosa che non è il caso della Francia, che dovrà necessariamente perdere competenze, per mancanza di competenze. contratti nazionali.
Ci si può quindi interrogare sulla loro opportunità, nell’attuale contesto politico, o almeno sull’opportunità di realizzarli senza sviluppare, contestualmente, programmi complementari volti a garantire, in autonomia, l’efficienza militare e industriale del Paese, qualunque sia la conclusione di questi. programmi. Non si tratterebbe di subire, con la Germania, ciò che la Francia era riuscita a evitare agli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale...
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[…] Uno scudo come quello previsto da Berlino, infatti, che si baserà su una difesa coordinata multistrato basata sul sistema antiaereo a medio raggio IRIS-T SLM sviluppato dalla tedesca Diehl, il sistema antiaereo - Sistema aereo e antimissile a lungo raggio American Patriot efficace in particolare contro i missili balistici a corto e medio raggio, e un sistema antimissile eso-atmosferico come l'israeliano Arrow 3 o l'americano Aegis Ashore per far fronte alle minacce balistiche a lungo e lunghissimo raggio, è una componente con un ruolo di primo piano in termini di deterrenza, senza essere composta o contrastata dall'uso di armi nucleari. In quanto tale, il dispiegamento dello scudo antimissile della NATO sul lato orientale dell'alleanza, con il dispiegamento di un sistema Aegis Ashore in Romania e un altro in Polonia, aveva provocato a suo tempo l'ira dei russi, e giocato un ruolo ruolo non trascurabile nell'irrigidimento delle posture di entrambe le parti nel campo della deterrenza. In altre parole, assumendo il controllo di questa componente strategica de La Défense nel vecchio continente, Berlino è riuscita dove la Francia aveva fallito, in gran parte a causa della Germania, proponendo di estendere la deterrenza francese ad alcuni dei suoi vicini europei nel 2020. […]