Le gravi battute d'arresto subite dalle forze armate russe in Cecenia nel 1995, nonché le carenze osservate durante l'offensiva in Georgia nel 2008, avevano portato i leader militari e politici del paese a riformare profondamente l'organizzazione delle forze e ad intraprendere profonde modernizzazioni di le unità. Dal 2012, con l'arrivo del ministro della Difesa Sergei Shoïgou e del capo di stato maggiore, il generale Valery Gerasimov, uno sforzo particolare è stato rivolto alla preparazione operativa delle unità e dei loro leader. Questo sforzo si è concretizzato con l'intervento russo in Siria dal 2015, al fine di proteggere il regime dell'alleato Bashar al-Assad contro lo Stato islamico, ma anche contro le forze siriane libere sostenute dall'Occidente e dalle monarchie sunnite. Da allora, la Siria è servita da laboratorio per molti sistemi d'arma in fase di sviluppo, nonché per testare le apparecchiature in dotazione e, se necessario, correggere i loro guasti.
Ma la Siria è stata anche un'opportunità per gli eserciti russi per dare a gran parte delle sue truppe, e in particolare ai suoi capi unità, l'esperienza del combattimento, per non rivivere situazioni come il disastro di Grozny, costato la vita a molti Soldati russi, di fronte a combattenti ceceni conditi dalla loro partecipazione all'intervento sovietico in Afghanistan. Al di là della preparazione operativa ampiamente intensificata caratterizzata da allarmi regolari e ispezioni a sorpresa delle unità dal 2012, la durezza degli uomini, e in particolare degli ufficiali che li comandano, era diventata una priorità per lo Stato maggiore russo. E il teatro siriano si è rivelato l'ideale per questa missione.
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