La Thailandia ritiene che l'F-35A sarà più economico dello svedese JAS-39 Gripen E

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Questa è un'affermazione che deve aver danneggiato il quartier generale di Saab a Linköping. Secondo i commenti riportati dal Bangkok PostIl capo di stato maggiore dell'aeronautica thailandese, il maresciallo capo dell'aviazione Napadej Dhupatemiya, avrebbe affermato di aver favorito l'acquisizione di 8 F-35A Lightning II per sostituire parte dell'F-5 e dell'F-16 i membri più anziani della Royal Thai Air Force, piuttosto che acquisire un secondo squadrone Gripen dalla Saab svedese, tra cui 7 velivoli JAS 39C sono già in servizio con lo Squadron n. 7 a Surat Thani. Prende così l'esatto opposto del suo predecessore, Air Chief Marshal Maanat Wongwat, che nel 2019 ha escluso l'F-35A dalle opzioni per sostituire l'F5 e l'F-16 thailandesi. Quanto all'argomento principale avanzato da ACM Napadej, non è altro che il bilancio.

Secondo l'ufficiale generale thailandese, infatti, l'F-35A è ora offerto ad un prezzo unitario di 82 milioni di dollari, lontano dai 142 milioni di dollari richiesti quando è stato immesso sul mercato, e dovrebbe scendere addirittura a 70 milioni di dollari in i mesi e gli anni a venire, mentre l'aereo svedese viene, dal canto suo, offerto a 85 m$ l'unità, senza alcuna speranza di veder scendere il suo prezzo unitario in un prossimo futuro. Intende infatti inserire nel budget 2030, che sarà stabilito entro ottobre 2022, i fondi necessari per acquisire 8 F-35A dagli Stati Uniti, suggerendo di poter prendere anche un'opzione su 4. ulteriori dispositivi, a la conclusione di uno studio effettuato nell'arco di tempo da un panel destinato a giustificare la richiesta di investimento delle forze aeree. Al di là di questa ambizione, ACM Napadej intende anche avvicinarsi all'Australia per partecipare eventualmente al programma Loyal Wingmen guidato da Canberra con il supporto della Boeing americana.

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Tuttavia, diversi aspetti lasciano perplessi nella dichiarazione dell'ufficiale generale thailandese. In primo luogo, non vi è alcuna garanzia che Washington autorizzi l'esportazione dei suoi F-35A a Bangkok. La Thailandia, infatti, pur essendo stata un fedelissimo alleato degli Stati Uniti durante la Guerra Fredda, e in particolare durante la Guerra del Vietnam, è anche un importante cliente dell'industria della difesa cinese, con in particolare recente acquisizione di sottomarini S26T o l'ordine di carri pesanti VT4. Inoltre, i Thai Gripen hanno portato esercitazioni direttamente con le forze aeree dell'Esercito Popolare di Liberazione, in particolare affrontando i cinesi Su-27 e J-10. Sembra improbabile che le autorità statunitensi permettano l'esportazione del loro prezioso jolly tecnologico ad un cliente così vicino a Pechino, a meno che Bangkok non sia in grado di dare garanzie molto serie in queste aree.

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Inoltre, nulla sembra garantire che il prezzo dell'F-35A possa scendere ulteriormente oltre la sua attuale soglia. L'arrivo del nuovo standard Block IV, e la sostituzione dei componenti prodotti in Turchia, tendono ad aumentare i costi di produzione del dispositivo, mentre negli Stati Uniti un'inflazione significativa, anche se è prevista una diminuzione, si normalizzerà nel corso dell'anno 2022, tenderebbe piuttosto a tirare al rialzo i prezzi, o al massimo a compensare i guadagni di produttività sperati dal passaggio alla piena produzione industriale di 160 dispositivi all'anno, contro i 145 del 2021. A questo punto, quindi, se teniamo conto dei costi aggiuntivi applicati per il contratto svizzero, l'inflazione presa in considerazione per i prossimi 10 anni e applicata al costo di acquisizione sarebbe dell'ordine del 3,5% al ​​4%, e non a favore di una diminuzione dei prezzi.

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Resta il fatto che al di là delle argomentazioni addotte, e dell’ipotetica autorizzazione data da Washington per esportare i suoi F-35A a Bangkok, le dichiarazioni di ACM Napadej Dhupatemiya suonano come un duro colpo per Saab, dopo la grande delusione per l’arbitrato finlandese in favore del Lighting II, e non del Gripen E/F del suo vicino e alleato svedese. Come gli utilizzatori dell'F/A-18, sembra che diverse forze aeree che avevano inizialmente scelto il Gripen al momento del lancio dell'aereo, stiano abbandonando la sua versione di nuova generazione a favore dell'F-35A, come avviene oggi in Tailandia, e anche come sembra essere il caso della Repubblica ceca. Incuneato tra l'F-35 da un lato, il Rafale e dall'altro l'F-16Viper, il nuovo caccia svedese, sul quale Saab riponeva grandi speranze, oggi non sembra in grado di convincere, anche in Europa, a causa di un prezzo unitario insufficientemente differenziato rispetto agli altri aerei, lasciando Saab con gli svedesi e Le forze aeree brasiliane come unici clienti e nessun nuovo contratto di esportazione firmato da più di 6 anni. Difficile sapere, in queste condizioni, quale sarà il futuro del settore aeronautico militare svedese negli anni a venire, dopo un colpo così duro.

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