Una delle lezioni più sorprendenti della crisi Covid, che colpisce il mondo da più di due anni, non è probabilmente la vulnerabilità delle società umane alla comparsa di un nuovo agente patogeno, un argomento che è stato ampiamente documentato per molti anni anni. D’altro canto, questa crisi ha messo in luce l’immensa dipendenza delle società occidentali dal proprio sistema sanitario e dall’adesione dei cittadini a tale sistema. Pertanto, non è mai stato il tasso di incidenza, pur essendo l’alfa e l’omega dell’epidemiologia, né il numero dei decessi ad essere al centro delle decisioni politiche in Europa e negli Stati Uniti per arginare gli effetti della pandemia, bensì il tasso di occupazione dei posti letto ospedalieri, così come i tassi di saturazione dei servizi di emergenza e di terapia intensiva, che sono stati i principali indicatori che hanno guidato la decisione politica, avendo quest’ultima peraltro consentito di attuare strategie regionalizzate.
Per rispondere ai crescenti costi delle politiche sanitarie pubbliche nei paesi occidentali, con una popolazione sempre più anziana e una crescente dipendenza dai servizi sanitari, la stragrande maggioranza di questi ultimi ha applicato soluzioni basate su approcci digitali, consentendo di ottimizzare l’assistenza sanitaria risposta ad un dato paziente in modo da evitare inutili ridondanze e aumentare la pertinenza e l’efficacia dell’offerta medica. Al di là di questo aspetto, in molti paesi, tra cui la Francia, gli effetti durante la crisi Covid delle campagne mediatiche e sui social network, in parte lanciate e/o trasmesse dai media sotto il controllo di poteri esterni, sono stati all’origine di una vera e propria resistenza di una parte della popolazione verso i vaccini e le soluzioni proposte dai governi, ciò avendo portato ad un eccesso di mortalità ancora poco stimato, ma più che significativo.
In entrambi i casi, esiste un’interconnessione diretta tra l’ambiente digitale e le capacità di sanità pubblica dei paesi occidentali, con minacce molto reali all’attività economica e alla stabilità sociale delle nazioni. È proprio a proposito di questa minaccia che 3 ricercatori americani hanno lanciato l'allarme , prospettando scenari tanto catastrofici quanto probabili qualora un potenziale avversario prendesse di mira il sistema sanitario attraverso l'azione cyber come anello di congiunzione tra questo sistema e l'opinione pubblica. Per gli scienziati, il sistema sanitario oggi non costituisce altro che una delle maggiori vulnerabilità delle società occidentali di fronte a un avversario determinato e dotato di determinati mezzi. Inoltre, come dimostra l’enorme aumento degli attacchi informatici ai sistemi di informazione medica durante la crisi Covid, triplicati negli Stati Uniti, più il sistema medico è sotto stress, più è potenzialmente esposto a questo tipo di attacchi.
Il resto di questo articolo è riservato agli abbonati -
Gli abbonamenti classici danno accesso a tutti gli articoli Flash, Analisi e Sintesi, senza pubblicità , a partire da 1,99 €.
Gli abbonamenti Premium inoltre di accedere agli articoli dell'archivio vecchi di più di due anni, nonché a strumenti di ricerca avanzati , e di pubblicare gratuitamente due comunicati stampa o offerte di lavoro al mese nella sezione Partner (+ Push social network/applicazione).
I commenti sono chiusi.