Il programma F-35 deve ancora affrontare ritardi significativi e sforamenti dei costi

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Negli ultimi mesi, l'F-35 ha vinto in numerose competizioni internazionali, anche in Europa. Sia in Svizzera, Finlandia, Canada o Germania, l'aereo Lockheed-Martin ha sistematicamente preso il sopravvento sui suoi omologhi occidentali, come l'americano Super Hornet, o il Rafale, Typhoon e Gripen europeo. Paradossalmente, allo stesso tempo, il Pentagono ha annunciato che intende ridurre il numero di F-35 che saranno acquisiti entro il 2025, e ciò in modo sostanziale. Infatti, nonostante il suo innegabile successo commerciale, il dispositivo continua ad affrontare notevoli ritardi riguardo alla disponibilità della versione Block 4 del dispositivo, considerata dal Pentagono come la prima versione pienamente operativa, ora posticipato al 2029, oltre ai costi cumulativi aggiuntivi per gli investimenti necessari allo sviluppo di questa versione.

Ancora una volta, lo è la relazione annuale del Government Accountability Office, o GAO, che lancia l'allarme su questo programma, come ha fatto più volte dal suo lancio. Anzi, secondo questo rapporto, più diun terzo degli F-35 che verranno prodotti saranno stati prodotti prima che la versione finale del Blocco 4 fosse disponibile, ciò comporta notevoli costi aggiuntivi per i clienti che dovranno ammodernare rapidamente i propri dispositivi per raggiungere gli standard operativi. Questo, unito agli effetti sempre più sensibili dell'inflazione americana e globale sul prezzo finale dei dispositivi, ma anche la necessità di rimotorizzare il dispositivo, e i tempi di consegna derivanti dalla crisi Covid ma anche numerosi problemi di qualità sul Lockheed-Martin Supply Chain, ha portato l’aeronautica americana a ridurre significativamente le proprie acquisizioni per i prossimi anni, ridotte a 33 velivoli nel 2023, e solo 29 velivoli nel 2024, rispetto ai 48 del 2022.

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I prezzi relativamente bassi dell’F-35 possono essere mantenuti solo con una produzione sostenuta dalla catena di montaggio e dalla sua rete di subappalto.

Per l’aeronautica americana, ma anche, in misura minore, per la marina e il corpo dei Marines americani, non ha molto senso dotarsi di dispositivi che non siano nella versione finale, anche se questi eserciti devono tutti affrontare sfide di bilancio significative, come come l’acquisizione dell’F-15EX per l’aeronautica americana per rafforzare la sua posizione nel Pacifico. Inoltre, dal 2010 il Pentagono ha assorbito gran parte dei costi aggiuntivi legati al lancio industriale del programma, e intende ora appoggiarsi ad altri clienti e utilizzatori del dispositivo per mantenere l'attività della filiera produttiva. In altre parole, è senza dubbio il successo nelle esportazioni degli F-35A e B che consente ora agli eserciti statunitensi di rallentare il ritmo delle acquisizioni, in attesa del 2029 e della versione definitiva e pienamente operativa del velivolo, ma anche l’arrivo dell’NGAD della US Air Force e degli F/A-XX della US Navy…

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