Dopo il Freedoms, l'Independence LCS della US Navy sta affrontando gravi fallimenti

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Più passa il tempo, più il programma Littoral Combat Ship della US Navy, che dovrebbe prefigurare gli sviluppi nel combattimento navale litoraneo, sembra aggiungersi alla lunga lista di impasse tecnologiche e operative di cui il Pentagono si è specializzato negli ultimi 30 anni. Dopo aver abbandonato, nel 2014, il principio del modulo di combattimento che doveva consentire alle due classi Freedom e Independence che costituivano il programma di avere una flessibilità operativa avanzata dotandosi, a seconda delle necessità, di capacità di combattimento antinave, di guerra antisommergibile, intelligence e guerra elettronica o guerra contro le mine, lo staff della Marina americana non ha mai smesso di cercare di ridurre il numero di navi da costruire, rendendosi conto che queste costruzioni non rispondevano più alle esigenze operative per affrontare marine avanzate come la flotta cinese, ma ogni anno si scontravano con Senatori e rappresentanti americani si sono fermamente opposti alla riduzione del formato inizialmente previsto.

Nel 2019, tuttavia, la Marina americana è riuscita a limitare il numero di navi da 52 a 38 navi, 19 per ciascuna classe, e si è mossa verso una nuova strategia, dotando 15 navi di ciascuna classe di uno specifico modulo di guerra antimine o antisommergibile. guerra, gli altri edifici essendo riservati a scopi di test e addestramento. Allo stesso tempo, l’ammiraglio Gilday, capo di stato maggiore della Marina americana, ha deciso di rafforzare le capacità operative e difensive di queste navi, in particolare dotandoli di missili anti-nave NSM. Tuttavia, questa non è stata la fine delle avventure di questo programma. Infatti, in questa stessa data, è apparso seri problemi con il sistema di propulsione impiegato dalla Freedom-class LCS, portando a guasti a cascata non appena le navi furono schierate, portando la Marina americana a richiedere il ritiro dal servizio attivo di 9 delle 15 LCS classe Freedom già prodotte nel 2023, poiché la sostituzione del sistema di propulsione era considerata troppo costosa per queste navi già costruito, mentre venne abbandonato anche il modulo di guerra antisommergibile che doveva anche equipaggiare le navi.

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Di fronte a problemi significativi con il suo sistema di propulsione Pump-jet, la Marina degli Stati Uniti vuole ritirare dal servizio 9 delle sue LCS classe Freedom nel 2023

In questo contesto, le rivelazioni emerse a seguito di un'indagine condotta dal sito americano NavyTime non contraddirebbero la famosa legge di Murphy. Secondo loro, ora è la seconda classe del programma, la classe dell'Indipendenza, che sta affrontando seri problemi. Infatti, cedimenti strutturali che portavano alla comparsa di cricche hanno costretto la Marina americana a vietare a queste navi di salpare oltre il livello del mare di 4, vale a dire con profondità superiori a 2,5 metri, e a non superare la velocità di 15 nodi, anche se le LCS hanno concentrato gran parte del loro valore aggiunto operativo proprio sulle alte velocità, comprese tra 35 e 40 nodi. Sono state così osservate importanti crepe su 6 delle prime 10 LCS classe Independence in servizio, che richiederanno, secondo gli esperti intervistati dal sito americano, importanti lavori di consolidamento che potrebbero immobilizzare le navi per un lungo periodo, e soprattutto renderle più pesante, al punto da modificarne le qualità nautiche e quindi la velocità potenziale.

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