Per la sua posizione geografica e per i suoi strettissimi legami con gli Stati Uniti, soprattutto in difesa, il Giappone è oggi in prima linea se dovesse scoppiare un conflitto tra la Repubblica popolare cinese e gli Stati Uniti, probabilmente per Taiwan. Se, durante tutta la Guerra Fredda, Tokyo ha fornito un significativo supporto alle forze americane dispiegate nel Pacifico e in particolare nel sud-est asiatico, pur contribuendo a contenere la minaccia sovietica in questo teatro, il Paese è stato relativamente risparmiato, rispetto ai paesi occidentali in Europa, e le sue forze di autodifesa erano dimensionate e progettate esclusivamente per scopi difensivi, la costituzione del paese proibiva qualsiasi altra azione militare. Negli ultimi quindici anni, tuttavia, il teatro indo-pacifico è stato oggetto diuna rapida e significativa escalation delle tensioni, in particolare a causa di la modernizzazione forzata dell'Esercito popolare di liberazione cinese, anche in campo navale, mentre la Marina cinese è passata, in pochi anni, da forza di difesa del litorale a forza navale di alto livello in grado di competere con la potente Marina americana.
Tra i temi di grande preoccupazione per le forze di autodifesa giapponesi c'è il rischio molto reale di potenziali massicci attacchi preventivi lanciati dal PLA contro il Giappone e le sue forze armate, in modo da privare il Paese delle sue capacità di difesa e di risposta. Se gli accordi di difesa con gli Stati Uniti dovrebbero proteggere Tokyo da una tale ipotesi, le autorità giapponesi hanno intenzione, da diversi anni, di dotare le proprie forze di autodifesa di mezzi più ampi per contenere tali attacchi, con ad esempio la costruzione di 8 cacciatorpediniere dotati del sistema antiaereo e antibalistico AEGIS, sviluppando nuove capacità protettive come armi ad energia diretta o un cannone elettrico tipo railgun, oltre a modificare i due cacciatorpediniere portaelicotteri di classe Izumo in portaerei leggere in grado di ospitare una dozzina di F-35B Lightning II. Tokyo ha inoltre intrapreso la progettazione di due super cacciatorpediniere destinati esclusivamente alla difesa antimissilistica, in sostituzione del sistema AEGIS Ashore originariamente previsto per questa missione.
Tuttavia, tutti questi sistemi sono soprattutto pensati per essere difensivi e, come tali, non partecipano alla deterrenza di un potenziale aggressore, comprendendo la Cina o la Corea del Nord, se non facendo affidamento sugli Stati Uniti per questo. E se oggi i rapporti tra Tokyo e Washington non risentono di alcuna tensione, le autorità giapponesi ricordano che così non fu nel 2017 e nel 2018, con l'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, prima che il Giappone non decidesse di ordina un centinaio di F-35 A e B in più. Non sorprende quindi che, nel contesto della preparazione del bilancio 2023, e dopo aver annunciato alcune settimane fa la sua intenzione di armare i suoi sottomarini con missili da crociera a cambio medio, Tokyo ha annunciato che intende dotare alcuni dei suoi sottomarini di sistemi di lancio di missili da crociera verticali, dando alla flotta giapponese capacità di secondo attacco che, anche senza essere nucleari, possono rivelarsi potenzialmente devastanti contro i centri di comando o anche contro le infrastrutture politiche o strategiche di un potenziale attaccante.
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