Di fronte all'inasprirsi della minaccia, il Pentagono sta cambiando la sua dottrina sui sistemi autonomi

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Uno degli assi principali scelti dal Pentagono per mantenere la supremazia operativa sui potenziali avversari che dispongono congiuntamente di significative risorse militari e tecnologiche, si basa sull'uso di un gran numero di sistemi autonomi, controllati o meno da una o più intelligenze artificiali . Ma di fronte alla sfida rappresentata dall’ascesa della Cina, delle sue industrie e dei suoi 1,4 miliardi di abitanti, la dottrina definita nel 2012 sull’utilizzo di sistemi autonomi non sembra più adeguata. Per questo motivo dal 2021 è stata avviata una revisione per tenere conto degli sviluppi tecnologici come quelli della minaccia. La nuova dottrina è stata presentata questa settimana da Michael Horowitz, direttore dell'Office of Emerging Capabilities Policy del Pentagono, e in aspetti di semplice revisione, costituisce un significativo sconvolgimento della realtà dell'uso di questi sistemi d'arma chiamati a diventare il pilastro dell'azione militare americana nei decenni a venire.

Questi sviluppi dottrinali, relativi ad un argomento molto delicato osservato dai media, possono apparire a prima vista superficiali, soprattutto perché si basano il più delle volte su una sottile evoluzione del vocabolario utilizzato. Così, nella dottrina del 2012 che disciplina l'uso di questi sistemi autonomi o semiautonomi, la nozione di intelligenza artificiale non è apparsa, mentre nel nuovo documento è integrata allo stesso livello degli altri sistemi autonomi e dei sistemi basati su l’utilizzo dell’IA deve quindi rispettare questa dottrina allo stesso modo delle altre. Ma lo sviluppo più importante osservato è molto più significativo di un semplice chiarimento tecnologico.

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I droni attuali, come l'MQ-9 Reaper, sono sempre sotto il controllo di un pilota, anche se alcuni aspetti del volo sono automatizzati.

Nel 2012, infatti, i sistemi autonomi o semiautonomi, come i droni, dovevano rimanere sotto il controllo umano per quanto riguarda azioni specifiche, come l’uso di un’arma letale, ma anche per attivare il funzionamento di alcune apparecchiature di monitoraggio. Infatti, non solo gli esseri umani dovevano essere in grado di assumere il controllo delle apparecchiature autonome, ma queste ultime non potevano, da sole, avviare azioni importanti senza l’azione umana diretta. Questo approccio ha risposto efficacemente alla realtà tecnologica del momento, ma soprattutto alla realtà operativa, poiché i sistemi autonomi o semiautonomi sono sufficientemente pochi per poter destinare una risorsa umana permanente al loro controllo. Per implementare decine, addirittura centinaia di sistemi autonomi in un teatro, come è l'obiettivo del Pentagono negli anni a venire, questo approccio ovviamente non era più possibile.

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