Perché rivolgersi agli armamenti israeliani rappresenta una decisione a doppio taglio per i paesi europei?
Negli ultimi anni, l'industria della difesa israeliana è cresciuta molto rapidamente sulla scena internazionale e l'anno 2022 ha visto Elbit, Rafael e altri IMI registrare crescita di oltre il 30% delle vendite all'estero raggiungere un volume di produzione di quasi 12 miliardi di dollari, quasi 5 volte superiore a quello di appena 10 anni fa. È vero che l'attrezzatura israeliana ha qualcosa da sedurre, offrendo a volte prestazioni impressionanti come il missile anticarro SPIKE-ER in grado di colpire bersagli a oltre 50 km di distanza o il sistema di protezione antiaerea Iron Dome, formidabili innovazioni come le munizioni vaganti Harpy o i sistemi di difesa attiva hard-kill Trophy e Iron Fist, anche abilità quasi esclusive, come il missile antibalistico eso-atmosferico Arrow 3 senza alcun equivalente in Europa. Inoltre, i produttori israeliani offrono spesso prezzi molto allettanti e condizioni finanziarie e industriali altrettanto allettanti.
Non sorprende, in queste condizioni, che negli ultimi anni i missili Spike, i sistemi di uccisione dura Trophy, i cannoni semoventi Atmos, i sistemi di lancio di razzi PULS o anche i sistemi antiaerei Spyder, David Sling o Barak -8, abbiano ha fatto la parte del leone nelle competizioni internazionali, anche europee. Tuttavia, nel caso specifico dei paesi europei, rivolgersi ai sistemi israeliani, per quanto attraenti possano essere, può rivelarsi un'arma a doppio taglio di fronte alla Russia. Gerusalemme, infatti, si è severamente e sistematicamente opposta alla consegna all'Ucraina di equipaggiamenti militari di fattura o progettazione israeliana, che a volte ha costituito un vero e proprio ostacolo al sostegno europeo a Kyiv.
Così, oggi, il missile anticarro Spike, progettato da Rafael e commercializzato in Europa attraverso la joint venture EuroSpike GmBH che riunisce i tedeschi Diehl (40%), Rheinmetall (40%) e l'israeliano Rafael (20%), equipaggia n. meno di 20 forze armate della NATO, comprese alcune delle più grandi come Germania, Italia, Spagna, Canada o Gran Bretagna, nonché tutte le forze di terra dell'Europa orientale e dei paesi baltici. Non solo il missile è onnipresente in Europa, ma molto spesso rappresenta l'unica capacità anticarro a medio e lungo raggio a disposizione di questi eserciti. Dopo l'inizio dell'aggressione russa contro l'Ucraina, molti paesi europei hanno chiesto a Rafael ed Eurospike il permesso di trasferire tutto o parte del loro stock di sistemi Spike in Ucraina, e tutti sono stati fermamente rifiutati. Gli europei si sono infatti limitati a trasferire sistemi anticarro a corto raggio come l'NLAW o il Panzerfaust, o missili di vecchia generazione come il Milan 2, autorizzando il solo trasferimento dell'americano Javelin per far fronte alle esigenze ucraine. Da allora, la posizione di Gerusalemme non è cambiata in merito, ma ciò non ha impedito a diversi paesi europei di rivolgersi alla sua industria della difesa per modernizzare le proprie forze.
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