Martedì 3 dicembre 2024

Spagna inflessibile sulla sua quota industriale del 33% di fronte all'arrivo del Belgio nel programma SCAF

tutto la difficoltà legata all'integrazione di nuovi partner e alla condivisione industriale all'interno del programma di aerei da combattimento di nuova generazione SCAF riunire Germania, Spagna e Francia, ha riassunto il Segretario di Stato spagnolo alla Difesa, Amparo Valcarce, quando è stata interrogata sull'arrivo del Belgio con lo status di osservatore all'interno del programma SCAF.

Il Ministro ha infatti espresso la sua grande soddisfazione nel vedere Bruxelles aderire al programma che mira ad essere dimensionato per l'insieme dello sforzo industriale europeo della difesa aeronautica, oltre che per le capacità delle forze aeree del vecchio continente.

Ma quando un giornalista le chiede della ridistribuzione della condivisione industriale all'interno del programma, lei ha tenuto un discorso completamente diverso, indicando che intendeva che La Spagna detiene il 33% dell'attività industriale, almeno nella fase 1B con l'obiettivo di sviluppare il dimostratore entro il 2029, e per il quale Madrid si è impegnata a finanziare 2,5 miliardi di euro sulla base di Parigi e Berlino.

È comune, a leggere la stampa d'archivio ma anche i guru della cronaca della difesa sui social network, che la responsabilità della mancanza di flessibilità all'interno dei programmi di cooperazione europea sia attribuita alla Francia.

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In realtà, la situazione è spesso diversa, e molto spesso la Francia, o meglio il presidente Macron, è molto più conciliante dei suoi partner, ma anche dei suoi stessi industriali, in termini di promozione dell'emergere di una vera dinamica paneuropea in termini di difesa.

Questo caso è l’esempio perfetto, perché è molto probabile che sia stata Parigi a imporre l’arrivo di Bruxelles in status di osservatore all’interno del programma SCAF. Non senza motivo, del resto, perché se il Belgio avesse effettivamente optato per l'F-35A, lo avrebbe fatto Rafale nel 2018, ha dimostrato più che credenziali nei confronti della Francia ordinando attrezzature militari per un valore di quasi 5 miliardi di euro a produttori francesi (VBMR, EBRC, Caesar, McM, Mistral 3).


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