In un'insolita uscita, l'amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, ha chiesto che il programma GCAP venga riequilibrato dal punto di vista industriale, per consentire all'Italia, e alla sua azienda, di prendere il suo pieno posto, di fronte all'onnipresenza della coppia formata da Londra e Tokyo dall'arrivo di quest'ultima. In questa occasione ha fornito dettagli sull'organizzazione della condivisione industriale del programma, ha fornito interessanti indizi sulle ragioni dell'apparente sintonia che regna tra i suoi tre partecipanti.
sommario
Dall’integrazione del Giappone, il programma GCAP (Global Combat Air Program) che fino ad allora riuniva Gran Bretagna e Italia, sembrava procedere in modo molto più ordinato e pacifico rispetto alla sua controparte europea, il programma SCAF composto da Francia, Germania e Spagna.
Infatti, laddove lo SCAF quasi deragliava qualche mese fa per problemi di condivisione industriale tra la francese Dassault Aviation e la tedesca Airbus DS, il programma dava un'immagine di armonia e cooperazione suggerendo una condivisione industriale, di bilancio e politica molto meglio controllata da Londra, Roma e Tokio.
Roberto Cingolani chiede più spazio per l'Italia e per Leonardo nel programma GCAP
Così, il comunicato rilasciato pochi giorni fa da Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo, partner del programma fin dal suo lancio, ha sorpreso più di uno. Infatti, per l’industriale italiano, iÈ giunto il momento di riequilibrare radicalmente il programma, e di renderlo un vero programma tripartito, e non più una collaborazione anglo-giapponese con l'Italia come spettatrice.
L'amministratore delegato ha quindi preteso un ruolo più importante per la sua azienda nel progetto e l'organizzazione di un vero e proprio piano di condivisione industriale, che ad oggi, a quanto pare, non è stato ancora negoziato tra i tre soci.
Secondo lui, infatti, il programma GCAP si è basato, finora, sulla messa in comune di idee e competenze, e sulla condivisione industriale, tema peraltro molto complesso e difficile, che per il momento non sarebbe stato negoziato, portando a evidenti squilibri, anche nelle principali direzioni del programma.
In effetti, per diversi mesi, questo ha dato molto più l’immagine di un programma bilaterale tra Londra e Tokyo, piuttosto che di un programma trilaterale con Roma, almeno nell’immagine pubblica data.
Tuttavia, le richieste dell’industriale rischiano di confrontarsi con una realtà difficile da aggirare, vale a dire la scarsa partecipazione dello Stato italiano al finanziamento del programma.
Il basso impegno di bilancio dell’Italia fino al 2035
Infatti, ad oggi, La Roma si è impegnata a spendere solo 3,8 miliardi di euro in ciò fino al 2035, vale a dire alla data di entrata nella produzione industriale. Questa cifra rappresenta il 35% dei 10 miliardi di sterline che saranno spesi da Londra nello stesso periodo, proprio come il Giappone.
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