L'industria della difesa polacca è sicuramente una delle industrie in più rapido sviluppo in Europa oggi, grazie ai numerosi contratti di attrezzature firmati o da firmare da parte delle autorità del paese. Tuttavia, come dimostrano le recenti delusioni della fabbrica PZL Mielec che assembla gli elicotteri S70 Black Hawk per Sikorsky, questo modello su cui si costruisce l'ambizione polacca potrebbe essere strutturalmente instabile.
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Pochi giorni fa, il nuovo primo ministro polacco, Donald Tusk, ha annunciato che tutti gli impegni e i contratti firmati nel precedente mandato, in materia di attrezzature per la difesa, saranno rispettati.
Se questo annuncio dimostra l’impegno della nazione polacca a garantire la propria sicurezza di fronte alla minaccia russa, nonché ad assumere una posizione centrale nel sistema difensivo della NATO, esso impegna anche il nuovo governo a ciò che sappiamo rappresentare un un’equazione di bilancio e industriale che sarà molto difficile da bilanciare.
La produzione locale è stata sostenuta per soddisfare le ambizioni degli eserciti polacchi
Per ammortizzare parzialmente gli enormi costi per l’acquisizione di aerei da combattimento, fregate e sottomarini, nonché della più formidabile forza terrestre meccanizzata d’Europa, il precedente governo Duda aveva ideato un piano audace, puntando sia sul debito nazionale, sia sullo sviluppo di una potente industria della difesa, per assorbirne i costi.
Infatti, la maggior parte dei contratti negoziati negli ultimi anni da Varsavia si basano su una significativa componente produttiva locale, con trasferimenti tecnologici e cooperazione commerciale sul mercato europeo.
In questo modo verranno assemblati sul posto i carri armati K2PL, i cannoni semoventi Krab e persino le fregate polacche, con il corollario della creazione di un importante sito industriale che fornirà posti di lavoro, e quindi entrate fiscali, a Varsavia.
Un modello strutturalmente instabile per l’industria della difesa polacca
Tuttavia, come abbiamo discusso in un precedente articolo di giugno, il modello polacco soffre di un’evidente debolezza, che lo espone, nel medio termine, a rischi molto elevati.
Infatti, per rispondere alla minaccia russa in rapida crescita e per sostituire le attrezzature ereditate dall’era sovietica, Varsavia ha deciso di rinnovare e ampliare tutte le sue attrezzature in un periodo di tempo particolarmente breve, di circa 15 anni.
Tuttavia, la sostituzione di queste apparecchiature dovrebbe avvenire solo una volta raggiunta la loro vita operativa, ovvero oltre i 30 anni, se ci basiamo sul ritmo tecnologico degli ultimi decenni.
Comprendiamo, quindi, che sarà molto difficile per Varsavia garantire la sopravvivenza delle infrastrutture e delle competenze industriali, al di là della scadenza dei contratti di produzione per i suoi eserciti, a meno che non diventi un attore importante sul mercato delle esportazioni.
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