L’estensione della deterrenza francese in Europa aumenta i rischi di un conflitto nucleare con la Russia?

La settimana che si concluderà questo 1 marzo sarà stata di un’intensità senza precedenti negli ultimi quarant’anni, per quanto riguarda il ruolo degli europei nell’equazione strategica globale, il ruolo della Francia in questa nuova equazione strategica europea, così come il ruolo degli eserciti e della deterrenza francese, per raggiungere questo obiettivo.

Questi argomenti, spesso complessi, sono stati affrontati in una serie di analisi pubblicate su questo sito questa settimana. Allo stesso tempo, sembrava che l'opinione pubblica francese, così come la classe politica del paese, fosse particolarmente divisa su questo tema.

Mentre alcuni francesi restano convinti che sia necessario rispondere alla minaccia russa in Ucraina e contro l’Europa, attraverso la fermezza, e che la Francia, ma anche la sua deterrenza, hanno un ruolo strategico e trainante da svolgere in Europa per raggiungere questo obiettivo; un'altra parte, invece, si oppone fermamente a queste ipotesi, evidenziando i rischi di un allargamento del conflitto, con, in definitiva, una possibile apocalisse nucleare.

La divisione dell’opinione francese, anche se rara su questioni come questa, ruota attorno a una questione che deve essere trattata con obiettività e metodo: l’estensione della deterrenza francese ad altri paesi europei, aumenta, per la Francia, i rischi di escalation, e quindi di una guerra diretta, e potenzialmente nucleare, con la Russia?

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Da Sarajevo a Monaco, due traumi storici dilaniano l’opinione pubblica francese

Se l’ipotesi di un potenziale conflitto tra NATO e Russia viene sollevata sempre più apertamente dai funzionari occidentali, compresi americani e britannici, l’opinione pubblica, come la classe politica, in Europa e negli Stati Uniti, su questo tema è spesso divisa.

B2 Spirit Us Air Force
Non c’è dubbio nella mente degli europei che gli Stati Uniti sarebbero pronti a usare il fuoco nucleare contro la Russia, in caso di attacco all’Europa. Ed è certo che i russi ritengono che questo rischio sia sufficientemente alto per non attaccare gli europei, purché la protezione americana sia solida e determinata.

Tuttavia, pochi paesi sono esposti a un divario così radicale all’interno delle loro opinioni pubbliche come lo è la Francia. Che si tratti del sostegno fornito dalla Francia all'Ucraina, della posizione della Francia nei confronti della Russia, e soprattutto della possibilità, per la Francia, di estendere il suo perimetro deterrente oltre i suoi confini, per proteggere i suoi partner europei dalla NATO e Unione Europea, due schieramenti fermamente contrapposti, sia all’interno dell’opinione pubblica che della classe politica del Paese.

Sarajevo, il gioco delle alleanze e la Prima Guerra Mondiale

Va detto che intorno a queste questioni si muovono in Francia due profondi traumi storici e culturali. Il primo fu nientemeno che l'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo, il 28 giugno 1914, da parte di un nazionalista serbo, che trascinò l'Europa, e in particolare la Francia, nella prima guerra mondiale e il suo milione e mezzo di soldati francesi uccisi in combattimento. .

La responsabilità di gioco di alleanze in questo episodio più che doloroso della storia francese, sebbene molto discutibile, era profondamente radicato nell'inconscio collettivo francese.

Qui va ricercata, in parte, anche l'origine della famosa frase “non morire per Danzica”, costantemente ripetuta prima della seconda guerra mondiale, e della scarsa enfasi nelle azioni militari francesi contro la Germania durante la Guerra Fasulla. , quando gli eserciti tedeschi erano più vulnerabili.

Mobilitazione Francia 1914
Nel 1914 Francia, Germania, Austria-Ungheria e Gran Bretagna erano tutte sulla via dello scontro. L'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando servì da detonatore, ma non scatenò la prima guerra mondiale.

Oggi questo trauma si ritrova nella frase “Non morire per Tallinn”, ripetuta da diversi personaggi pubblici e politici francesi negli ultimi giorni.

Secondo loro, se la Francia si assumesse la responsabilità di proteggere, attraverso la sua deterrenza, i paesi europei, e più specificamente i paesi baltici, ciò porterebbe, attraverso il gioco delle alleanze, ad un aumento considerevole della possibilità di vedere il paese trascinato in un conflitto nucleare. con la Russia.

Monaco, il compromesso franco-britannico e la seconda guerra mondiale

All’estremità opposta dello spettro, ci sono i sostenitori di un atteggiamento forte e volontario della Francia, in Europa e in Ucraina, contro la Russia, anche estendendo il perimetro di protezione della deterrenza francese ai paesi alleati e ai partner europei che lo desiderano.

Anche queste si basano su un trauma storico, in questo caso la rinuncia francese e britannica di fronte alla Germania nazista, il 29 e 30 settembre 1938, a Monaco.

Fu in questa data, infatti, che il presidente del Consiglio francese, Édouard Daladier, e il suo alleato, il primo ministro britannico Neville Chamberlain, firmarono un accordo con Adolf Hitler e Benito Mussolini, cedendo la Cecoslovacchia alla Germania, in cambio di una garanzia di una pace duratura, promessa dai leader tedeschi e italiani.

Il ciambellano Daladier Monaco
Di ritorno da Monaco, il primo ministro Neville Chamberlain brandì tra gli applausi della folla l'accordo firmato con la Germania, promettendo una pace duratura contro la Cecoslovacchia. Il presidente del Consiglio francese, Daladier, avrebbe commentato la scena con le parole “Gli idioti, se sapessero…”

Come l’attacco di Sarajevo e il gioco delle alleanze, anche per la Prima Guerra Mondiale si ritiene che questo episodio molto inglorioso della storia europea abbia fatto precipitare l’Europa nella Seconda Guerra Mondiale, che portò alla morte di 17 milioni di soldati sui campi di battaglia europei. 1939-1945.

Per i sostenitori della linea dura contro la Russia, la traiettoria seguita negli ultimi anni da Vladimir Putin e dal suo regime è molto simile a quella di Adolf Hitler e della Germania dal 1932 al 1939. È quindi impensabile riprodurre gli stessi errori di Daladier e Chamberlain, ormai 90 anni fa. .

L’estensione della deterrenza francese cristallizza il dibattito in Francia

Queste due posizioni sono, naturalmente, contrapposte nel dibattito pubblico odierno, soprattutto perché talvolta parassitate da calcoli politici interni, e rafforzate o, al contrario, respinte, in connessione con altre certezze, in particolare riguardanti la NATO, l'Unione Europea e anche la Russia.

Questa opposizione sembra, negli ultimi giorni, cristallizzarsi attorno a una valutazione radicalmente diversa riguardo alle conseguenze di un’eventuale estensione della deterrenza francese, per proteggere altri paesi europei, di fronte alla minaccia russa, se l’ombrello nucleare americano, che ha giocato proprio questo ruolo, attivo dal 1949, stava svanendo con il possibile arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, a seguito delle elezioni presidenziali americane del novembre 2024.

“Non morire per Tallinn”, il simbolo dell'opposizione al prolungamento della deterrenza francese.

Secondo la tesi avanzata da chi si oppone a questa misura, come già affermato in precedenza, sarebbe proprio così. Attraverso il gioco delle alleanze, se la Russia dovesse attaccare un paese baltico, la Francia sarebbe costretta a usare il fuoco nucleare per proteggere il suo alleato. Sapendo questo, la Francia sarebbe l’obiettivo prioritario di Mosca per gli attacchi preventivi, compresi gli attacchi nucleari, al fine di neutralizzare questa minaccia.

Iskander-M Russia
I missili baltici a corto raggio Iskander-M con base nell’enclave di Kaliningrad in Bielorussia e a sud di San Pietroburgo possono colpire Tallin, Riga e Vilnius con una testata nucleare tattica in pochi minuti.

Più in generale, non c’è dubbio, per questa importante parte dell’opinione pubblica, che la Francia si troverebbe coinvolta in un conflitto contro la Russia, per difendere i partner europei, in particolare quelli che hanno mostrato una propensione a sfidare Mosca, come i Paesi Baltici, o Polonia. Da qui la frase “ Non voglio morire per Tallinn“, ripetuto più volte dai portavoce di questa opposizione.

 “Mai più Monaco”, il timore dei sostenitori di un confronto con la minaccia russa

Al contrario, coloro che sostengono una linea più dura contro la Russia, e un forte volontarismo da parte della Francia, per far emergere l’autonomia strategica europea, attraverso l’estensione della protezione offerta dal dibattito francese, vedono nel discorso precedente gli stessi compromessi di quelli che diede inizio alla Seconda Guerra Mondiale, a Monaco, nel 1938.

Secondo loro, è al contrario, mostrandosi fermi e uniti, che gli europei potranno neutralizzare i crescenti appetiti di Vladimir Putin in Europa, affermando che egli rispetta solo la forza e gioca sulle debolezze europee.

estensione della deterrenza francese all’Europa
La deterrenza francese è sufficiente per contenere la minaccia russa, sia per proteggere il territorio nazionale che l’intera Europa.

Per raggiungere questo obiettivo, sono convinti che la Francia, unica nazione dotata di deterrente nucleare all’interno dell’Unione Europea, abbia un ruolo particolare da svolgere, proprio estendendo il perimetro di protezione della sua discussione ai suoi vicini, per evitare che Mosca possa considerarsi un avere libero sfogo nei paesi baltici o altrove, nel caso in cui la protezione americana dovesse essere revocata.

L’efficacia della deterrenza, un concetto binario, ma una realtà ampiamente sfumata

Per risolvere questo dibattito è sufficiente rispondere ad una domanda: l’estensione della deterrenza francese porterebbe effettivamente ad un aumento significativo dei rischi di escalation e di coinvolgimento della Francia in un conflitto nucleare contro Mosca? Si può concludere solo con il totale e reciproco sradicamento dei due paesi?

La deterrenza francese è sufficiente per proteggere l’Europa dalla minaccia russa

Per rispondere a questa domanda, è necessario stabilire, in precedenza, se la deterrenza francese sarebbe effettivamente efficace contro la potenza militare russa, se fosse estesa ai suoi vicini?

Infatti, sostenere che l’estensione della deterrenza porterebbe ad un aumento dei rischi per la Francia presuppone, a priori, che questi rischi siano oggi bassi e accettabili, e quindi che la deterrenza francese si riveli efficace di fronte alla minaccia russa.

SSBN il Trionfante
Con un SSBN di pattuglia permanente, la Francia mantiene una capacità di attacco nucleare sufficiente per eliminare quasi tutte le città russe con più di 100 abitanti.

Come studiato nell’articolo “ Quanto vale la deterrenza francese di fronte alla minaccia russa nel 2024? » pubblicato ieri su questo sito, sembra che, da un punto di vista puramente di capacità, la deterrenza francese, così come è strutturata oggi, fornirebbe ad un perimetro europeo esteso lo stesso livello di protezione che offre oggi alla Francia.

L’efficacia della deterrenza, infatti, non dipende né dal perimetro protetto, né dall’equilibrio nucleare tra i belligeranti, ma dalla certezza di poter, se necessario, infliggere all’avversario danni insopportabili, neutralizzando di gran lunga i benefici attesi. da un attacco contro il paese dotato o i suoi alleati.

Poiché il deterrente francese ha la capacità di eliminare, in risposta agli attacchi, quasi tutte le 130 città russe con più di 100 abitanti in Russia, così come tutti i maggiori centri industriali e militari, non c’è dubbio che sia progettato per scoraggiare Mosca, se proteggere Parigi, Lille, Marsiglia... o Vilnius.

In altre parole, l'efficacia della deterrenza è caratterizzata, dal punto di vista del potenziale operativo, da un valore binario, vero o falso, e questo è incontestabilmente "vero", per quanto riguarda la deterrenza francese, nei confronti della Russia.

Questa visione, per quanto accurata, non è tuttavia rilevante nella realtà. L’efficacia della deterrenza, infatti, poggia innanzitutto sulla certezza che l’avversario può avere dell’utilizzo di tali armi da parte dell’avversario, oltre una certa soglia. Inoltre, è nella vaghezza che circonda questa soglia, l’incertezza strategica, che risiede tutta l’efficacia della deterrenza.

La determinazione e l’affidabilità della Francia nel proteggere i suoi vicini sono incerte

Così, oggi, possiamo facilmente ammettere che Parigi, Londra o Washington non esiterebbero a scatenare il fuoco nucleare se il loro territorio nazionale venisse attaccato da armi nucleari.

Emmanuel Macron
Le parole di Emmanuel Macron non bastano, di per sé, a dare credibilità a un possibile atteggiamento di deterrenza francese esteso a tutta l'Europa, contro gli europei, ma soprattutto contro la Russia.

Questi tre paesi dispongono di una flotta di sottomarini nucleari lanciamissili, come la Russia, anche massicci attacchi preventivi non impedirebbero loro di lanciare un attacco nucleare strategico in risposta contro l’aggressore, rendendo i 17 milioni di km² della Russia, il più immenso territorio vetrificato (e radioattivo) ) parcheggio sul pianeta.

Ma cosa accadrebbe se, invece di attaccare Atlanta, Manchester o Nantes, colpisse Cracovia, Riga o Göteborg? Finora gli europei erano convinti che in questo caso gli Stati Uniti avrebbero reagito come se il suolo americano fosse stato colpito. E tutto fa pensare che il Cremlino, come lo stato maggiore russo, ritenessero troppo grande il rischio che ciò accadesse per realizzare un’azione di questo tipo, proprio in applicazione dell’incertezza strategica sopra menzionata.

È proprio il venir meno di questa certezza che rappresenterebbe una nuova minaccia russa per i paesi europei qualora Donald Trump dovesse vincere le prossime elezioni presidenziali americane. Ha infatti ripetuto in numerose occasioni di essere pronto a mettere gli Stati Uniti in riserva dalla NATO e ad allontanarsi dall'articolo 5, se fosse stato eletto.

Pertanto, anche se non mettesse in atto le sue minacce, la percezione della determinazione americana nel proteggere gli europei da un attacco russo sarà irrimediabilmente alterata. Forse anche abbastanza per convincere Mosca che può correre un simile rischio.

La questione, da ora in poi, è quindi se, in una simile ipotesi, la determinazione della Francia a proteggere i suoi alleati sarebbe non solo sufficientemente ferma, ma soprattutto sufficientemente credibile, da scoraggiare Mosca, come è avvenuto, dal 1949, per gli americani. deterrenza?

Le ambizioni francesi di fronte alla realtà della deterrenza convenzionale

In questo ambito Parigi è oggi molto lontana dal poter fornire le stesse garanzie di Washington. Gli Stati Uniti dispongono infatti di una notevole potenza militare convenzionale, che non mancherebbe di essere dispiegata in tutta Europa, se dovesse aumentare la minaccia di un’offensiva russa.

I carri armati Leclerc
Il significativo rafforzamento delle forze armate convenzionali francesi è coerente con la credibilità di un atteggiamento di deterrenza esteso a tutta l’Europa.

Pertanto, oltre alla deterrenza nucleare americana, esiste anche la deterrenza convenzionale, che di per sé rafforza la credibilità della posizione di deterrenza globale degli Stati Uniti, rendendola così efficace.

Da un lato, se Mosca dovesse effettuare un attacco nucleare contro gli alleati degli Stati Uniti, protetti dalle truppe convenzionali americane, è molto probabile che anche alcune forze americane sarebbero colpite da questi attacchi.

D’altro canto, queste forze convenzionali statunitensi sono in grado di contrastare la significativa minaccia convenzionale russa, neutralizzando, di fatto, contemporaneamente l’intera minaccia russa contro l’Europa, compresi gli Stati baltici.

È proprio qui che sta il problema, in Francia. Come accennato nell'articolo, In che modo la debolezza degli eserciti ostacola la credibilità della Francia sulle questioni di difesa in Europa?, le forze armate convenzionali francesi, sono molto lontane dall’avere una struttura sufficiente per svolgere il ruolo di perno di una difesa europea, tuttavia essenziale per dare credibilità alla posizione di deterrenza estesa proposta dalla Francia.

Pertanto, anche se Parigi annunciasse l’estensione della deterrenza francese a tutti, o a una parte, dei paesi europei, è molto probabile che Mosca consideri che la Francia non scatenerà il fuoco di risposta, per fermare un’offensiva, ad esempio, contro i paesi baltici. Ciò è tanto più probabile in quanto l’opinione pubblica, e la classe politica, in Francia sono molto divise sull’argomento.

Conclusione

Da quanto sopra, infatti, risulta che se la deterrenza francese è perfettamente in grado di proteggere efficacemente tutti i paesi europei dalla minaccia russa, se necessario, la Francia sembra ancora lontana dal poterlo fare.

Macron-Putin
L’efficacia di una deterrenza estesa si basa, innanzitutto, sulla capacità della Francia di convincere la Russia della sua fermezza e del suo impegno a proteggere i suoi alleati. (AP Photo/Dmitri Lovetsky, Piscina)

Il Paese non dispone, infatti, di una forza armata convenzionale molto più ampia, nonché di un’opinione pubblica e di una classe politica più omogenee su questi temi, per raggiungere questo obiettivo e poter così sostituire la deterrenza francese alla protezione americana.

Si noti, tuttavia, che non sarebbe necessario aspettare fino a quando non avremo 1000 carri armati, 300 aerei da combattimento e due portaerei nucleari per dare credibilità alla cosa.

Il semplice percorso intrapreso con enfasi dalle autorità del paese per raggiungere questo obiettivo sarebbe certamente un segnale sufficiente per convincere Mosca della determinazione francese a proteggere i suoi alleati, conferendo, di conseguenza, la sua piena efficacia a questa estesa deterrenza francese.

Per raggiungere questo obiettivo, tutto ciò che resta alle autorità francesi è allineare le risorse concesse agli eserciti con le ambizioni, nonché gli imperativi di sicurezza, che hanno menzionato, e probabilmente agli europei, in particolare alla Commissione europea, di dare a Parigi i margini di bilancio necessari per raggiungere questo obiettivo. Lo faranno?

Articolo dal 1 marzo in versione integrale fino al 18 maggio

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5 Commenti

  1. Ottima analisi alla quale si aggiungono scambi commerciali per 870 miliardi di euro, che difficilmente gli Usa potrebbero rimpiazzare in caso di conflitto generale in Europa e quindi di rallentamento dell’economia, si aggiunge un riequilibrio della spesa militare europea verso intra -Ordini UE

  2. Dobbiamo tenere conto che la Francia ha speso circa 5 miliardi di euro all’anno negli ultimi 20 anni solo per mantenere la sua deterrenza, quindi senza voler fare un parallelo con le accuse di Trump, è un po’ facile per i paesi dell’UE, aspettare un protettorato sia americano che francese senza spendere un soldo.

  3. Dopo essere stati invasi dal nostro vicino nel 1870, 1914 e 1940, abbiamo deciso collettivamente di pagare miliardi per decenni per dotarci di una forza deterrente credibile per evitare che simili incidenti si ripetano. E dovrebbe essere messo al servizio dei polacchi che ordinano armi americane, coreane e israeliane?

    E anche se i polacchi (o altri paesi) acquistassero da noi armi in massa, la deterrenza rimarrebbe una polizza assicurativa che protegge solo chi le possiede e nessun altro.

    • Tutto dipende dalla considerazione che diamo alla Comunità Europea che è stata certamente costruita dai banchieri come una comunità economica e non sociale. Non sono federalista, ma porta comunque con sé valori di libertà e autodeterminazione per i suoi popoli se non è per il loro personale politico.

      In questo contesto, mi sembra salutare che la Francia offra il suo ombrello nucleare all’interno di questa comunità. Ora tutta questa comunità deve comportarsi in modo sano anche verso se stessa e tendere a favorire i suoi membri già in termini di equipaggiamento militare ed evitare di assumere posizioni di parte come sembra fare sistematicamente il parlamento tedesco con il compito di concedere appalti per rafforzare il proprio industria a scapito di altre nazioni europee.

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