È ormai quasi certo che gli eserciti e l’industria della difesa francesi dovranno far fronte molto presto a una riduzione dei crediti per la difesa per rispondere a una crisi del debito ormai inevitabile.
Dire che questa situazione, già preoccupante dal punto di vista economico e sociale, arriva nel momento peggiore per gli eserciti e il BITD, sarebbe il più grossolano eufemismo. In effetti, mai il mondo, e soprattutto l’Europa, è stato sottoposto a tanta tensione, mentre, allo stesso tempo, l’aumento globale dei crediti per la difesa sta portando ad una corsa agli armamenti e ad una rapida ristrutturazione del panorama industriale, senza lasciare spazio all’azione francese. industriali a reagire.
Incapaci di tenere il passo, gli eserciti francesi, così come la loro industria della difesa, rischiano quindi un clamoroso downgrade, che equivarrebbe a rinunciare all’intera eredità del gollismo, strutturato attorno all’autonomia strategica nazionale.
Sapendo che i crediti statali saranno inaccessibili per diversi anni per finanziare questa trasformazione essenziale, sarebbe quindi essenziale rivolgersi a un modello alternativo, flessibile e autosufficiente, in grado di sostituire, in parte, le finanze pubbliche, per mantenere ed estendere questo sforzo. . Un fondo d'investimento speciale, con una struttura originale, potrebbe benissimo risolvere questa equazione impossibile.
sommario
Si prospettano tempi difficili per le forze armate francesi e l’industria della difesa, esposte a un’inevitabile riduzione dei crediti per la difesa
Mentre la Francia è ancora alla ricerca di un primo ministro, gli eserciti, come gli industriali della difesa, sembrano cupi. Tutto, infatti, indica che le difficoltà incontrate dalle finanze pubbliche francesi finiranno per ostacolare lo sforzo di ricostruzione e l’applicazione della Legge di Programmazione Militare 2024-2030.
Secondo le ipotesi attuali, sembrerebbe che il budget degli eserciti per il 2025 sarà uguale a quello del 2024. Così facendo, la LPM di 413 miliardi di euro non solo verrebbe privata dei 3 miliardi di euro di aumenti previsti per il 2025 per il bilancio degli eserciti, ma anche di questi stessi 3 miliardi di euro, sull’intera traiettoria di bilancio, ammesso che si mantenga il suo piano di crescita nel 2026, che è ancora lungi dall’essere acquisito, dato il contesto.
In totale, quindi, ci sarebbero 30 miliardi di euro che potrebbero sicuramente mancare all’applicazione di questa LPM entro il 2030. E come al solito, in tali circostanze, è molto probabile che questo deficit creditizio, verrà in gran parte assorbito da rinvii o cancellazioni di programmi industriali. Alcuni di loro, come i PANG, oggi sono chiaramente sotto la spada di Damocle.
Per le Forze Armate francesi tale ipotesi, sempre meno ipotetica, si rivela una vera e propria catastrofe, anche se l’LPM 2024-2030 rappresentava, a giudizio di molti, lo sforzo strettamente minimo e necessario, per far fronte all’evoluzione globale minaccia.
Per quanto possibile mirato, dopo lo stallo tra Sébastien Lecornu, ministro delle Forze Armate, e Bercy, che prevedeva un budget inferiore di 30 miliardi di euro (ehi...), questo LPM è stato costretto ad accettare numerosi rinvii di programmi o riduzioni di volume, al fine di mantenere una certa coerenza complessiva.
Infatti, privarlo di 30 miliardi di euro può essere fatto solo attraverso tagli drastici, che portino a rinvii, riduzioni di volume e persino, forse, cancellazioni definitive, di programmi fino ad ora ritenuti essenziali.
Germania, Italia, Corea del Sud… gli appetiti degli industriali della difesa si stuzzicano di fronte ad una Francia paralizzata dai suoi deficit pubblici
Gli eserciti francesi non saranno certamente gli unici a dover soffrire l’attuale riduzione delle risorse LPM. Come accennato in precedenza, è più che probabile che la maggior parte dei 30 miliardi di euro che dovranno essere risparmiati entro il 2030 riguarderanno programmi di difesa industriale.
Così facendo, i produttori dovranno rivedere nuovamente la loro pianificazione, solo pochi mesi dopo essere stati invitati, a volte con forza, ad aumentare le loro capacità industriali per soddisfare le esigenze della LPM e della domanda di esportazioni.
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